“Mi sembra importante premettere che il contenuto di questo articolo non vuole rappresentare una gratuita polemica in contrapposizione a quanto sta oggi accadendo, ma il suo autore è alla ricerca del “buono” e del “sano” che possa stimolare una corretta riflessione, alzando la qualità della vita a tutti i livelli: materiale, mentale e spirituale. Esso è frutto della mia diretta esparienza: da molti anni mi sto occupando di Yoga, Ayurveda, cultura e filosofia dell’India e, di conseguenza, apprezzo i concetti della filosofia indiana. Ciò non toglie che non ho voluto rinunciarec alla libera capacità di giudizio. Anzi,a riguardo di quest’ultima affermazione, ribadisco che la capacità discriminativa è un dono divino al quale non si deve rinunciare.
Devo constatare che la discipline scientifiche e spirituali indiane sono oggi penetrate, bene o male, quasi capillarmente, nel nostro Paese, rinnovando in taluni individui, la speranza di vedere realizzati i propri sogni, talvoolta utopici, fornendo altresì le basi a molteplici movimenti pseudo moderni che a loro volta si definiscono spirituali.
Si può affermare, che alcuni di noi, per nascita, hanno grande bisogno di nutrire la loro parte più astratta, e la cultura indiana, con le sue filosofiche interpretazioni della manifestazione riesce in parte a portare sollievo prima di tutto a queste persone ma, in generale anche ai componenti di una società ormai preda di angosciosi bisogni materialistici, insoddisfazioni e insicurezze di ogni genere.
Riconosco che l’India riesca utile nel riportare l’attenzione verso la sostanza spirituale della manifestazione e nel ridarle quella dignità che si merita. Ciò vale a farci sentire vivi non soltanto nei sensi, ma anche nella coscienza.
Il percorso che attende l’indagatore di questa cultura è un classico: lo stesso, che in generale, propone la meditazione orientale. Si procede, innanzitutto, al risveglio dello stato di attenzione, poi dalla consapevolezza (questo livello dovrebbe differenziarci dal mondo animale, anche se ho i miei dubbi) ed infine si impara ad abitare, con soddisfazione, la propria coscienza. Fin qui nulla da dire. Meraviglioso! Ma c’è un rovescio della medaglia: l’India, che in occidente si presenta in veste di maestra spirituale, a casa sua, sta facendo un percorso esattamente opposto mostrando un forte interesse per la materia.
Ciò mi fa pensare che l’uomo nemmeno in questa occasione troverà la sua soluzione. Quando l’innamoramento India sarà passato, egli dovrà ancora rimettersi lo zaino e riprendere a camminare verso la cima della montagna alla ricerca di una prospettiva davvero alta che gli consenta di contemplare l’oriente e l’occidente che divengono una terza esperienza comprendente il positivo di entrambe. Una volta in più mi sento di affermare che la futura religione universale, la religione delle religioni, potrebbe avere un nome che suona così: l’unità nella diversità. Naturalmente l’unità del meglio…di una diversità che non fa paura semplicemente poichè il diverso altro non fa che affermare l’infinito, qualità che abbiamo sempre attribuito al divino trascendente che permea ogni cosa.
A mio parere la visione indiana moderna presenta dei limiti. Taluni “personaggi” vengono considerati o si considerano(peggio ancora) di natura divina. In questo eccesso di interpretazione trapela il sottile inganno e ci sono diversi pericoli…Innanzitutto, e qui la cultura indiana ci è davvero maestra, di natura divina lo siamo tutti. Non posso accettare che Dio possa considerare un uomo più vicino a Lui di un altro. Questa è la solita interpretazione umana. Al massimo posso pensare che qualcuno sia in grado di maturare una visione un pò più oggettiva, ovvero meno coinvolta.
Ma per tornare a questi “personaggi”, per esperienze vissute, non mi piacciono molto poichè di democratico non hanno nulla.
Mi chiedo se una parte dell’umanità ha perso il lume della ragione. Anche noi occidentali, nonostante la poca stima che abbiamo di noi stessi, abbiamo fatto un lungo ed utile percorso di conquiste sociali per liberarci di dittatori, monarchi ed altre visioni soggettive, alla ricerca di una visione più universale a cui abbiamo dato il nome di democrazia, e oggi vorremmo tornare indietro.
In altri termini abbiamo scelto di praticare una più ampia visione, che solo la moltitudine di coscienze può dare, la quale oltretutto mi sembra più sicura sulla via del giudizio oggettivo, ed oggi lasciamo che siano proprio questi “falsi profeti” a mettere in pericolo la nostra democrazia, costata tanto sacrificio e qualche volta persino sangue.
In passato questo genere di visionari carismatici, convinti di essere nel giusto (per questo sono dei visionari) hanno fatto, come era prevedibile col senno del poi, dei veri e propri capolavori di disastro. La loro migliore arma, in cattiva o buona fede, è sempre stata il plagio.
Nessun dittatore ha mai ottenuto nulla senza “forzare” sulla mente degli altri. Attenzione dunque caro lettore alle forzature, che siano esse spirituali o materiali.
Riteniamoci fortunati di sentirci mortali e fallibili, dotati del beneficio del dubbio, armati di modestia ed amore, alla ricerca di una verità oggettiva che sappiamo di non poter mai raggiungere per limiti costituzionali umani. E’ proprio questa convinzione a fare di noi persone prudenti, rispettose e umili.
Pensate che tristezza il contrario: essere chiusi in una gabbia comportamentale messa in atto da condotta innaturale, false certezze o illusioni come fanno questi “falsi profeti” i quali, in buona fede o no, di antiviolento non hanno nulla poichè non hanno ancora compreso che, anche solo tentare di influenzare un altro, è già un atteggiamento irrispettoso e violento.”